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Art. 580 cp Chiunque invita altri al suicidio ovvero ne rafforza il  proposito commette il reato di istigazione al suicidio. La legge punisce  il colpevole anche se il suicidio non avviene. Le pene sono aumentate  se la persona istigata o eccitata o aiutata è minore degli anni 18 o se  versa in una situazione di incapacità. Nondimeno, se la persona suddetta  è minore degli anni quattordici o comunque è priva della capacità di  intendere e di volere, si applicano le disposizioni relative  all’omicidio.

Art. 591 cp L’abbandono si ha nei casi in cui si abbia la custodia o si debba tenere cura di una persona minore degli anni quattordici, ovvero di una persona incapace, per malattia di mente o di corpo (o anche per vecchiaia ed altre cause), di provvedere a se stessa. Le pene sono aumentate se il fatto è commesso dal genitore, dal figlio, dal tutore o dal coniuge. La condotta perseguita non si esaurisce nel venir meno degli obblighi assistenziali, ma deve derivarne uno stato di pericolo per il soggetto abbandonato.

Art. 582 cp chiunque abbia subito una lesione personale dal quale ne sia  derivata una malattia del corpo o della mente è vittima del reato  previsto dall’art. 582 cp. Se la malattia causata è guaribile in meno di  20 giorni (in ciò assume un rilievo fondamentale il referto del pronto  soccorso) il delitto è punibile con la querela della persona offesa.  Qualora invece la malattia abbia una durata più lunga il reato sarà  procedibile d’ufficio. aggravanti (583 cp): La lesione è grave: 1) se  dal fatto deriva una malattia che metta in pericolo la vita della  persona offesa, ovvero una malattia o un’incapacità di attendere alle  ordinarie occupazioni per un tempo superiore ai quaranta giorni; 2) se  il fatto produce l’indebolimento permanente di un senso o di un organo;  3) se la persona offesa è una donna incinta e dal fatto deriva  l’acceleramento del parto. La lesione è gravissima se dal fatto deriva:  1) una malattia certamente o probabilmente insanabile; 2) la perdita di  un senso; 3) la perdita di un arto, o una mutilazione che renda l’arto  inservibile, ovvero la perdita dell’uso di un organo o della capacità di  procreare, ovvero una permanente e grave difficoltà della favella; 4)  la deformazione, ovvero lo sfregio permanente del viso [c. nav. 1151];  giurisprudenza:

Art. 581 cp chiunque riceva delle percosse (pugni, schiaffi, spinte ecc)  da taluno può presentare querela per richiedere la punizione del  colpevole. Le percosse si distinguono dalle lesioni personali per  l’assenza delle conseguenze dei colpi subiti. Infatti qualora dalle  percosse derivi una malattia del corpo o della mente, guaribile ad  esempio in giorni 10 (refertati dal pronto soccorso) non si parlerebbe  più di percosse bensì di lesioni, con le rispettive diverse conseguenze  sanzionatorie. Se si è vittima di percosse è importe farsi visitare in  pronto soccorso per accertare se vi siano o meno conseguenze per  l’organismo. giurisprudenza:

Art. 595 cp chiunque ritenga che la propria reputazione sia stata offesa  innanzi a più persone può presentare querela nei riguardi dell’artefice  dell’offesa. Particolare rilievo lo riveste il mezzo con il quale le  offese vengono svolte (e di conseguenza quante persone possono prenderne  visione); infatti per il legislatore se l’offesa è recata con il mezzo  della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità la pena è  aumentata.

Art. 640 Chiunque è stato tratto in inganno con artifici e raggiri può ritenersi vittima di reato di truffa. La vittima dovrà presentare la querela o presso gli Uffici di Polizia o presso la Procura della Repubblica (Ufficio presentazione denunce) Il reato è procedibile d’ufficio se sono contestate le circostanze aggravanti previste dall’art. 640 c.p. o dall’art. 61, primo comma n. 7 c.p.
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